Iconologia dell’incomunicabilità
tecnica mista su tela 100 x 110 cm
Simbologie dell'Iconologia classica di Cesare Ripa miscelate a neo-allegorie contemporanee: Giovane donna ignuda e volta di spalle. Giovane perché ha d'imparare ancora e non tace come tacciono i vecchi di sapienza intrisi. Ignuda perché vesti ed armature ad ella non avrebbero utilità alcuna, in quanto questa guerra si combatte dentro. Si dipinge momentaneamente seduta, perché come in un limbo ella attende, non dormiente ma non attiva. Siede su di un cervo di lunghe corna che sta a simboleggiare la prudenza (a dimostrare quanto le dispose gambe l'incitano a correre, tanto lo ritarda il grave peso delle corna e i pericolo di impedirsi con esse tra le selve). La si immagina ambidestra: una mano rappresenta il pensiero, l'altra l'espressione e la comunicazione dello stesso, ma ne impegna una soltanto, quella dell'intelletto. Nella mano avrà uno specchio a due facce dove nell'una ella si riflette e nell'altra vi si specchiano gli altri, poiché, se anche lo specchio rappresenta la cognizione del prudente (il quale con questo conosce i propri suoi difetti e li corregge) non è difficile cadere in un ossessionato egocentrismo. Figurata con volto nauseato, come a chi un conato s'interrompe ed al tempo stesso in gesto di ascoltare il proprio cuore nel quale ciascuno tiene le sue secretezze, le quali forse nemmeno a lei sono a viva forza palesi. Ai piedi la ranocchia che fu adottata da Mecenate come simbolo di taciturnità.
Valeria Priano
Nata nel 1988 a Recco è attualmente iscritta al corso di pittura delle Belle Arti presso l’Accademia Ligustica di Genova. Ha partecipato a varie mostre collettive nella stessa città di Genova: ai Magazzini del Cotone, in Galleria Mazzini e alla Loggia di p.zza Banchi. Le ultime sue produzioni giocano su tecniche miste con sperimentazioni di materiali e oggetti. Il suo interesse è volto ad anatomie figurative umane e animali.